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poesia di Michela Orlando



Sotto le stelle

Nuda te ne stavi a contemplare

Quando la nota attingeva il chiarore della pelle

Monotonia da armonica a bocca diatonica

Rotta dall’irrompere di violini zigani

Fissavi lo sguardo sul crepuscolo lontano

Palpebre abbandonate alle visioni trasognanti

Era il tempo degli organetti che non soccombevano alle fisarmoniche ridondanti

E il cantastorie ti stringeva la mano

Il tempo volò portando via i desideri giovanili

Tu stessa, sfuggendoti tra le dita ti ritrovasti,

ti ritrovasti senza più sprone ad alte imprese

Non ti crucciare, siamo in tanti ad esserci persi di vista

Lascia andare l’interesse sui tempi passati osservati attentamente

È nuovamente l’alba sul chiarore della tua pelle aggrinzata
Rappresentazioni teatrali all’aperto merende e nuovi amori

Nella campagna senese tornano a vedersi covoni e gente inglese

Altrove le famiglie montanare tornano a ritrovarsi

I maggi drammatici trascorsi e le fabbriche chiuse

Isole arcaiche nella cultura popolare si congiungono all’orizzonte

Ritornano gli emigranti al paese

Suoni nuovi volti austeri

In massa le genti tornano a migrare

Non è più solo il viandante musicante


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