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poesia di Carolina Marsico - Mestre




Carico con sabbia dorata clessidre crivellate mentre

frugo nel baule dei possibili domani.

Compongo la canzone dell’Oblio.

Disegno nuove note con la speranza di rendere questa vita musicale,

con il desiderio di vedere un palmo di mano accarezzare la mia preoccupazione.

Ossessionata dal rumore del tempo,

atterrita della sua presa,

respiro sibilando solo stupide scuse.

Scappo attraverso tunnel umidi,

tremo di fronte all’odore di acqua stagnante.

Tu mi prendi per mano,

accarezzi le pieghe sopra il mio labbro.

Ingurgiti lancette scatenate

-lasci che l’unico ticchettio sia quello dei

tuoi polpastrelli sul cristallo- e

distruggi ogni spiacevole specchio.
Sussulto e sorrido.

Devo solo lasciare che il tuo respiro diventi la mia musica e

che il mio respiro venga scandito dal tuo

battito di ciglia.

Fermeremo il tempo fuori dalla porta e

copriremo il suo continuo bussare

suonando la ballata del nostro presente.


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