poesia di Cristina Teppiati - Torino
Cammini sulla sabbia e, come nebbia,
l’altra gente diventa evanescente,
mi è tutto indifferente
fuorché qualunque gesto faccia tu.
Ti osservo: il tuo passaggio è come una visione,
cattura l’attenzione,
ottiene l’esclusiva del mio sguardo
e ti guardo, ti guardo...
Ti guardo di continuo, ti tengo gli occhi addosso,
non mi perdo un centimetro, ti seguo ad ogni passo.
Lo so che non è cosa! Provo a dissimulare:
inforco occhiali scuri e fingo anche di dormire.
Ma tu non stai mai fermo, e il mio campo visivo
richiede a un certo punto un mutamento decisivo,
così mi volto lenta, ostento noncuranza,
mi spaccio per la tipa stesa al sole che s’abbronza.
E intanto mi arrovello e cerco un espediente,
ma niente:
non c’è verso di poterti avvicinare!
E tanto è tutto inutile: riprendi a camminare...
Ipnotico, perpetuo moto del tuo corpo atletico,
la tua energia in sovraccarico
mi accende, ma mi fulmina i fusibili!
Terribili, questi attimi
di dolce agonia, poi vai via
e non ti vedo più.
Non va giù, quest’ansia, nemmeno con la bibita che bevo,
che sembra lava liquida e quest’aria
si è rarefatta più che all’Himalaia.
La sdraio si arroventa e scatto in piedi
i piedi che non sanno dove andare,
ma non li so fermare: mi portano con sé.
Perché?
Perché sei diventato la mia calamita? La mia calamità,
che sconvolge tutto a un tratto la mia normalità,
tranquilla, facile e pianificata,
la mia vita, trascini dentro un vortice
da cui non so trovare via d’uscita
e i miei pensieri, come gli occhi,
appiccicati a quella calamita...
AVVISO
PICCOLO PROBLEMA TECNICO: PREMIAZIONE ALLE 21 e 30
[05:55
|
0
commenti
]
0 commenti
Posta un commento