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poesia di Donatella Nardin - Cavallino Treporti (VE)




Le maree,

sei ore donna, sei ore bambina.

Il suo corpo futurista ha assorbito

i ritmi circadiani di laguna,

così, per mutare le posture

quasi sempre di traverso,

scruta il vero senza gli occhi.
Poi, di giorno, conta gli anni

agli aironi di barena,

piange a lungo i suoi peccati

con i suoni modulati alla rovescia,

disegna pesci, granchi rosa,

cerca nessi tra germogli appena nati

e le metriche radici sottoterra.
E, la sera,

respira luci, ingoia stelle,

fa lo scrub al sacello screpolato

della pelle con bendaggi al cioccolato,

rifà le punte ai concetti, alle rime,

sillabando, rimestando.
E si sfila dal suo mondo

così folle, così umano,

per incardinare all’acqua

un frullato cartesiano di parole.

Questi versi: per non morire.


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