AVVISO

PICCOLO PROBLEMA TECNICO: PREMIAZIONE ALLE 21 e 30
| 0 commenti ]

di Alessandro di Nucci - Formia (LT)



Vivo, carnalmente vivo, rapito da questa natura, derubato

di luce assecondo l’eternità con avanzi di carne, seme dei volgari giorni

in cui l’uomo mi cadde.

Voltato il cielo ai canti di palmi pietrificati, le stelle impaurite

dai salti di morsi accecanti, sfregio che l’aquila non assapori,

s’ergono e ridono dell’assordante tonfo alla polvere.

Amai l’aurora, più d’un essere trovò lieve respiro nella vanità del cielo,

un esemplare forse padrone del mio tratto

alzò le dita forgiando col suo pallido stelo

ciò che rimase dalla mia delicata resa alla prima forma del cielo.

Un giglio mi colse, or vaga il mio sapore

vergognandosi della destinata morte,

tremi candido mondo e dovunque tremo lì mi ferisce l’eco

ali arrossate allo stupro d’abissi quand’anche salisti la gloria non fu più della paura,

muori, versati e muori, e sulle folle impalate percuoti l’ombra danzante.

Rintocchi di farfalla emergevano su catene di petali, l’ordine della meraviglia si chinò e sparve,

mi volli vigliacco sul sentiero dei folli,

un folle più riposa quando si accorge padrone d’ogni possibile richiamo.

Dio è il grido d’ogni animale che è morso da Dio,

ancor cupo L’Essere ci abbranca, dov’altro mi colse il Dio se non nel mezzo d’un assalto,

Egli non sa, ma creò la forza che può annientarlo, l’uomo!

Cos’altro rimane all’Onnipotente se non il rifiuto di se stesso?

Sulle tavole abbandonai: “La bellezza è l’uso che fai della verità”

sarò pur morto ma la natura che crea non avrà ricordi.

Dal richiamo delle stelle quando sanno di morire, pur se cotanto onore invade il mio finito, il corpo tacque indicando al cielo fronte l’ultima podestà.

Già tocchi le primizie del fiato d’infante, urli d’umano su maschere animali,

ogni bestia è un uomo in catene, risorgi animale e torna ad essere uomo!

La devozione con cui l’animale ci odia e fede che più saranno del nostro suono.

Il primo giorno il Sole mi nacque accanto, e da quel momento smisi d’immaginare

perché tutto ciò che era vero non aveva più bisogno della mia pazzia,

l’ottavo giorno capì che non avrò mai pace, finché gl’altri non riconosceranno la mia guerra.

Tornando l’impaziente farfalla del piacere sporca per odio e lotte umani.


Leggi e Vota le altre Poemie



0 commenti

Posta un commento

Una Finestra su Feltrinelli