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poesia di Francesca Pecora - Torino



Cerco le mie parole,

trovo le tue mani che pizzicano

corde di chitarra,

battono i tasti di un pianoforte…

Finestra spalancata sulle stelle,

sul mio cuore spaventato.

I nostri corpi

creano istantanee di fiori

in bianco e nero,

la pelle chiara abbraccia gioiosa

il buio delle nostre notti,

già morte nella loro nascita.

Tu, dolce nei gesti e nello sguardo,

il corpo bello e addormentato

mentre il piacere ti attraversa,

libero.

Tu che mi insegni

pieno e vuoto del tempo,

battere e levare di schiaffi,

di un ritmo dell’anima.

Risacca di mare

nell’ora sacra dell’imbrunire.

L’attimo senza riparo,

l’uomo antico

perduto tra i boschi.

Scivolano sul vetro

le mie mani,

tentativo stanco

di afferrare un domani.

Albe feroci e confuse,

la luce che taglia

impietosa

i contorni.

E ancora mi rifugio

nella nostra ora

sottratta alla paura,

la pelle non va in frantumi

nell’acqua…

il corpo liquido.


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