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poesia de Il Poeta di Strada (Giovannantonio)



Ieri è stata una fervida giornata
che ho parlato con cento e più persone.
Ti piacciono i film di cappa e spada?
Ricordi Ciranò de Bergerac
e il suo racconto
dei cento e più notturni assalitori?
Cento!

Ebbene, sono stanco di parlare,
è proiezione che non ha ritorno,
un gioco a vuoto
in una città superba
una città senz’anima e morente,
un incubo futuro, da fantascienza,
un luogo di espiazione senza fondo,
dove i mostri divorano la carne
e annientano la mente.

Eppure, si diceva, in altri tempi,
ne fa più la parola che la spada
e nessuno ha pensato di correggere
la persona intelligente,
affabulante,
il segnato da Dio, il maledetto
del quale tutti restano sgomenti,
un solitario, un paria ed un reietto.

Sto diventando folle certamente
se riesco a confessarlo a questa gente,
spettacolarizzo a un pubblico demente
che sembra che ti ascolti, ma non sente.

Perché hanno cambiato le parole
e per tutte ho fatto un solo esempio:
pensa un poco al termine: interesse,
mutato esattamente nel contrario.
Ecco che si manipola la mente
cambiando senso al vocabolario,
spacciando l’ignoranza tra la gente
così che ognuno ignori il suo calvario
e scacci chi gli spulcia la coscienza.

Invece c'è una sola differenza
che se incontri un demente screanzato
fra questi cento cavalier pagati
con la spada lo uccidi, ma a parole
non riuscirai mai a fargli niente.

Allora qualche cosa va cambiata
e se il parlare è arma ormai spuntata,
non resta che star solo, e in silenzio
o denunciare quel che accade adesso
facendolo nei modi che è concesso.

E ricordarsi, se sei in quarantena,
che, anche se il proverbio non l’accenna,
la cosa ch’è puntuta più di spada,
quando non hai parola,
è la penna.


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